Venticinque anni di psicomotricità relazionale: tradizione, innovazione e presenza
Nel messaggio augurale per il 25° anniversario di A.N.P.R.I., il presidente riflette sul significato profondo di questo traguardo associativo. Un percorso caratterizzato da presenza consapevole e costanza, in cui la tradizione diventa fondamento per l’innovazione e il rinnovamento continuo della professione, dalle radici storiche ai recenti traguardi istituzionali.
Carissimi,
nell’augurare a tutte e tutti un felice e prospero anno nuovo sono a ricordare che nel 2025 cadrà il venticinquesimo anniversario della nascita della nostra Associazione per volontà di psicomotricisti che hanno avuto l’intuizione di unirsi per il sostegno e la promozione della Psicomotricità Relazionale in Italia.
ANPRI compie 25 anni!
Non è questo un traguardo raggiunto da molte associazioni e quelle che ci arrivano spesso lo fanno portando i segni di passate spaccature, divisioni interne e criticità intestine. ANPRI ha sicuramente vissuto momenti di fatica ma i suoi soci sono sempre rimasti uniti attorno ai valori ispiratori dell’Associazione.
Compiere 25 anni significa avere una storia e quindi disporre di un passato. Le innovazioni metodologiche, il rivolgersi ai nuovi stakeholder e il prefiggersi nuovi obiettivi partono sempre da deliberazioni oneste e da intuizioni positive che necessitano del passato: delle riflessioni e dei contesti di chi è stato psicomotricista prima e soprattutto delle precedenti tradizioni utili per rinnovare e trovare nuove possibilità di percepire il mondo della professione. Il termine tradizione in questo caso va compreso nella sua accezione originaria di “consegna”, “trasmissione” attraverso il tempo. Ed è proprio il contatto con le radici, con il passato, da cui scaturisce la volontà di mettere quest’ultimo in discussione, di costituire la base per la ricerca incessante e la volontà di innovare.
Questo è il senso della tradizione in ambito professionale: chi viene dopo sviluppa gli assunti impliciti nelle esperienze dei professionisti precedenti e li coltiva per andare avanti e/o trasformarli per renderli attuali.Ma solo guardando al passato, agganciandosi alla tradizione, a tutto ciò che è stato trasmesso, la psicomotricità relazionale può continuare a esistere e la ricerca a essere perseguita. È il passato che giustifica l’avanzamento.
La tradizione va vista quindi come una staffetta, il testimone che va offerto di volta in volta, anche se a ogni nuovo psicomotricista spetta il poter esprimersi secondo una propria e peculiare modalità.
È un po’ come ciò che avviene nelle sedute in cui, pur consapevoli di far parte di una scelta dettatada elementi di somiglianza e complementarietà, si avverte l’esigenza di lasciare lo status quo per rispondere al bisogno di erranza.L’appartenenza qui divieneil tratto distintivo che apre al confronto con l’altro e getta le basi per l’inedito. Come nelle sedute in formazione è necessario essere in contatto con ciò a cui si appartiene per poter scegliere di errare rimanendo espressione delle proprie radici.
Questo modo di incedere parla di presenzaconsapevole, intesa come qualità che consente alla/o psicomotricista di addentrarsi nel contatto, nel riflesso, nel riconoscimento e nella relazione che inevitabilmente scaturisce dall’essere a cospetto degli eventi e dell’altro. È una qualità che nasce dal desiderio di vivere in modo personale, diretto e naturale nell’orizzonte del mondo: il vissuto diventa oggetto di riflessione e il soggetto se ne appropria consapevolmente per comprenderne il senso.Da astanti si diventa presenti.
Costanza poi è l’altra qualità espressa in questi 25 anni. Anche quest’ultima è caratteristica fondamentale per il professionista e permette di distinguereil fare assoggettato all’inerzia dall’agire come espressione di motivazione. Mentre nel primo caso si entra nella dimensione del fare per routine, abitudine o per non aver compreso l’essere nel qui e ora, nel secondo caso si entra nella sfera dell’azione perché si avverte la mancanza afferente al desiderio di essere riconosciuti,dell’affermarsi nel confronto e dell’esprimersi.
È uno stare a cospetto dei soci, dell’utenza, delle altre associazioni pari e delle Istituzioni mantenendo salda la consapevolezza del voler Esserci per farsi carico delle fatiche delle persone e delle comunità, in modo peculiare e aderente al concetto di cura e benessere. È la costanza che ha permesso ad ANPRI di rinnovarsi con un nuovo regolamento (2018), di entrare nell’Elenco delle Associazioni professionali non organizzate in ordini o collegi e che rilasciano l’attestazione di qualità e qualificazione professionale dei servizi appartenente alMinistero dello Sviluppo Economico (2019), di creare e di aderire al Coordinamento Nazionale delle Associazioni Professionali di Psicomotricisti (2022), di essere promotori del confronto con le altre maggiori associazioni nazionali di psicomotricisti (2023)per redigere il documento che sancisce il ruolo, le competenze e conoscenze minime dello psicomotricista (2024), di interloquire con le Istituzioni per ottenere finalmente il codice ATECO (2025).
Si parla sempre di costanza quando le mete raggiunte sono avvertite in modo generativo: tappe e basi per ulteriori traguardi fino al riconoscimento fattivo e completo della nostra professione e della nostra formazione.
Quindi, in conclusione, l’augurio che faccio ad A.N.P.R.I. e a noi tutti è quello di vivere la professione come espressione di presenza consapevole, portando ciò che si è, vivendo l’esperienza lavorativa e formativa in modo trasformativo e di costanza, sentendo la motivazione interna che permette di guardare all’orizzonte avvertendo il desiderio di voler esserci per prendersi cura si sé, dell’altro, della professione e dell’Associazione stessa.
Presidente A.N.P.R.I.
Scapini Mattia